Dal 2010, il mio 25 aprile è caratterizzato dall’omaggio ai Caduti in Villa Comunale. Le strette di mano e gli abbracci in libertà con gli amici amministratori, le forze dell’ordine, i cittadini e i bambini del Consiglio Comunale dei Ragazzi. Bella Ciao cantata “in corpo a squarcia gola”, l’emozione dell’Inno di Mameli e dell’alza bandiera. Il discorso del Sindaco, che l’anno scorso ho avuto l’onore di fare io. Ricordo ancora l’emozione e la voglia che avevo di dire a tutti che il 25 aprile non è un derby, tra rossi e neri, tra fascisti e comunisti, ma la data della fine della guerra, dell’occupazione nazista, della guerra civile. Il 25 aprile è l’alba della democrazia repubblicana. Quella democrazia che oggi porta milioni di italiani, uomini e donne, al voto nel rispetto della Carta Costituzionale che, proprio da quel 25 aprile 1945, ebbe i natali.
Quello di quest’anno è un 25 aprile diverso, dobbiamo liberarci da un nemico invisibile e soprattutto siamo chiamati ancora una volta a lottare per la Libertà. Senza fucili, bombardamenti e mitra, ma molto più semplicemente, rispettando semplici regole che comunque stravolgeranno la nostra vita. Ci è richiesta maturità. Ci chiedono di non fare cose che fino a qualche settimana fa caratterizzavano la nostra quotidianità. Liberi di fare quello che facevamo probabilmente non lo saremo più. Ma l’essere umano ha grande capacità di adattarsi e di reinventarsi. Di qua l’invito a non demoralizzarci ma di credere in un futuro diverso. Molti di noi dovranno cambiare lavoro, inventarsene uno nuovo, modificare drasticamente quello che facevamo fino a ieri. Dobbiamo farlo! In quel 25 aprile 1945 cambiò la vita di tanti italiani. E in quel 1945 non c’erano la tecnologia e i mezzi di oggi. Ce l’hanno fatta i nostri nonni, dobbiamo farcela anche noi. E lo dobbiamo a loro e alle future generazioni. Viva l’Italia. Viva la Libertà. Forza!

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