
Da ieri sera in tanti mi avete chiesto di pubblicare il video del discorso che ho condiviso con la comunità capursese in uno dei momenti più emozionanti della mia esperienza da sindaco: la consegna delle chiavi a San Giuseppe.
La mia emozione era visibile, lo so. Ma ho sentito forte anche la vostra.
Mi sono sentito abbracciato dai vostri sguardi sinceri e commossi, ed è stato un dono prezioso.
Grazie, di vero cuore, a tutte e tutti.
Qui di seguito vi lascio il testo integrale di quello che, ad oggi, è stato per me il momento più toccante da quando ricopro questo incarico:
𝙎𝙖𝙣 𝙂𝙞𝙪𝙨𝙚𝙥𝙥𝙚 𝙚̀ 𝙋𝙖𝙡𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙚𝙨𝙚.
Me lo hanno scritto i ragazzi e le ragazze delle scuole secondarie di Capurso.
Una frase che scuote. Una frase che oggi, mentre il mondo guarda attonito alla tragedia in Medio Oriente, ci ricorda da dove veniamo.
Quello che sta accadendo a Gaza e Gerusalemme è l’ennesima vergogna della storia dell’umanità.
Quella terra è la culla delle religioni. Eppure, l’indifferenza che da secoli attraversa quei luoghi continua a generare dolore, ingiustizia, morte.
Ieri, nove bambini sono morti sotto le bombe. Il più grande aveva dodici anni. Ragazzi, perdonateci!
I governanti del pianeta Terra non riescono a capire che la parola che voi pronunciate più spesso nei momenti di riflessione è “Pace”. Non è “guerra”.
Basta genocidi. Basta silenzi. Basta complicità. Quanto accade in quei luoghi è una ferita aperta per l’umanità intera. E ci interroga. Ci chiede dove sia finita la Pace che invochiamo ogni giorno.
Caro San Giuseppe, oggi, davanti alla tua immagine amata, nel trecentesimo anniversario della tua proclamazione a Patrono della nostra Capurso, non è una sola voce che ti parla, ma tante.
Sono le voci dei nostri bambini e delle nostre bambine, dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.
Voci giovani, sincere, piene di sogni, di domande, di speranza.
Per tre mesi, a partire da marzo, ti hanno conosciuto, studiato, interrogato. Hanno scoperto la tua storia e il legame profondo che ci unisce a te. Lo hanno fatto con passione, restituendoci la bellezza delle loro parole e dei loro pensieri.
I più piccoli con i disegni, esposti nei vicoli del centro storico trasformati nel più grande museo itinerante della storia di Capurso; e i più grandi con lettere, preghiere, discorsi, pieni di affetto, di rispetto, di amore.
Ho letto le loro parole. Le ho ascoltate una ad una. E oggi, mentre ti porto le chiavi del nostro paese, mi sento solo il portavoce di un’intera Comunità che si affida a te, ancora una volta.
A te, padre silenzioso ma presente. Uomo giusto, non per ciò che hai detto, ma per come hai vissuto.
Il tuo esempio ci parla forte anche oggi. Ci insegna che la vera forza sta nella cura, non nel rumore.
Nella fedeltà, non nella fama. Nei gesti semplici, non nei miracoli.
Uno dei ragazzi ti ha scritto: “Non sei famoso come altri santi, non hai fatto miracoli spettacolari, ma la tua vita è stata piena di amore, fatica e silenzio. E proprio per questo mi colpisci un sacco.”
E ancora: “Sei un faro che illumina il cammino di chi crede nell’importanza di compiere il proprio dovere con amore e sacrificio, senza cercare gloria o riconoscimenti.”
Questa festa patronale, che ogni anno ci ricorda chi siamo, è un appuntamento con le nostre radici.
“Se anche per una sola volta ci rinunciassimo – hanno scritto – sentiremmo un vuoto dentro. Qualcosa ci mancherebbe.”
Oggi più che mai abbiamo bisogno di padri come te. Padri che non fuggono, che non cercano applausi, ma che amano in silenzio.
“La vera paternità – scrivono – non è narcisista. Non chiede riconoscimenti. Ma vive nella seconda fila, pur essendo il pilastro della scena.”
Una ragazza scrive: “Io sono come te, Giuseppe. Non mi piace apparire. Preferisco agire nel bene e restare un po’ dietro le quinte. La discrezione per me non è debolezza, ma esempio di umiltà.”
Tu, che hai lavorato con le mani e costruito una vita accanto a Maria e a Gesù, ci insegni che:
“Ogni lavoro ha dignità, se fatto con amore.”
Oggi, tanti giovani si preoccupano del proprio futuro. Ma tu ci ricordi che anche il lavoro più semplice può costruire una famiglia e un domani.
Capurso, la tua Capurso, è cambiata. Viviamo in un tempo fatto di tecnologia, velocità, solitudine.
Ci manca il tempo per guardarci negli occhi, per ascoltare, per esserci e per accorgerci che l’altro esiste.
E allora, San Giuseppe, insegnaci a essere presenti, come lo eri tu. A stare, semplicemente. Scrivono: “Non sempre ti ho capito papà, ma ti bastava esserci. E io, anche da bambino, sentivo la forza che c’era nei tuoi gesti semplici. Non alzavi la voce, non cercavi applausi. Ma c’eri. E questo mi bastava.”
Guidaci tu, nelle fatiche del nostro tempo: nell’indifferenza, nella povertà, nella paura del futuro.
“Ascoltando le notizie ci siamo chiesti come avresti reagito tu, a questo mondo di guerre e femminicidi. Tu che eri un uomo buono, che proteggevi, che costruivi, che ascoltavi.”
Oggi, affidandoti le chiavi della città, ti chiediamo di custodirla. Di proteggerla come facevi con la tua famiglia. Di accompagnarci nelle scelte difficili. Di ispirarci nelle giornate grigie.
“Perché – dicono – la forza si trova nella pazienza, nel costruire giorno dopo giorno anche quando nessuno guarda.”
Tu, padre non biologico ma spirituale, insegnaci che la vita vera è quella che si dona. Che il cuore trova pace quando serve. Che la santità è possibile, anche per noi, nelle piccole scelte quotidiane.
“Grazie, San Giuseppe, perché ci insegni che la vera grandezza è servire. Cammina con me, passo dopo passo. E quando non trovo la strada, prendimi per mano, come facevi con Gesù.”
Queste sono le parole dei nostri figli.
Oggi le porto a te come segno di speranza, come gesto di gratitudine, come promessa.
Prendi le chiavi della nostra Capurso, San Giuseppe.
Apri porte di pace, proteggi le famiglie e gli ammalati, benedici il lavoro, guida i giovani.
Fa’ che ognuno di noi possa essere un po’ come te: giusto, umile, silenzioso e forte.
A nome di tutta Capurso, dei bambini, delle bambine, dei ragazzi, delle ragazze, di tutti noi, ti consegno le chiavi del nostro paese.
Grazie, San Giuseppe.
Viva San Giuseppe, Viva Capurso!
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