Non è un momento semplice della nostra vita. Non lo è per i ristoratori, per i baristi, per musicisti, attori e danzatori, per i giostrai, per gli sportivi, e non lo è nemmeno per i politici e per gli amministratori di città e comuni.

Ho vissuto la “crisi” di marzo, il lockdown è stato una grande novità della nostra esistenza, non l’avevamo mai provato prima, ci ha fatto paura, ma è passato, e ora, a pochi mesi di distanza, mi ritrovo a vivere da sindaco questa seconda terribile fase della pandemia.

A pelle la sento più pericolosa. Non c’è solo la paura della malattia, ma c’è la paura di un domani incerto. Di un futuro che sembra allontanarsi a causa della difficoltà nel vivere la quotidianità, fatta ormai di incertezze, di attese “inattese”.

Dobbiamo essere forti. Dobbiamo farcela. Dobbiamo fare squadra, restare uniti, mettere da parte le individualità e puntare dritto al superamento di questa brutta parentesi della storia dell’umanità. Io spero che questa pandemia ce la insegni davvero qualcosa. Sembrava essere così ma dopo il lockdown siamo tornati a essere superficiali come al solito. Spero che questa seconda brutta “mazzata” ci renda più umani, vigili e attenti a non ripetere i soliti errori.

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