Un racconto immaginario ma non troppo. Il mio intervento nella serata di avvio del percorso di redazione del Piano del Marketing Territoriale del Comune di Capurso.

<<Sono Annalisa e sono passata da Capurso perché con il mio compagno Gabriele sto percorrendo il Cammino di don Tonino Bello. Sono arrivata percorrendo via Ognissanti, una bella strada di campagna, incredibilmente pulita, abituati come siamo a vedere abbandoni di rifiuti ovunque.

Il percorso è arricchito dalla presenza della chiesa di Ognissanti di Cuti, una bellezza in stile romanico che abbiamo avuto il piacere di visitare accompagnati da una guida, una giovane fanciulla di una associazione di Valenzano.

All’ingresso di Capurso ho letto una serie di cartelli di informazioni turistiche nei pressi di un grande parcheggio di scambio prospiciente il palazzetto dello sport intitolato a un preside del territorio, Achille Padovano, fondatore dell’associazione che ha dato i natali alla pallavolo e al basket capursese. Uno dei cartelli dice “Capurso Civitas Mariae” per il culto della Madonna del Pozzo, l’altro invece, “Benvenuti nella Comunità Energetica di Capurso”. Praticamente qui, grazie al sole, si produce energia e si condivide con i cittadini, grazie agli impianti fotovoltaici presenti su tutti i tetti di proprietà del comune e su quelli di molti residenti che hanno aderito alla “comunità” energetica.

Siamo andati avanti nella passeggiata e siamo arrivati alla chiesa e al convento di San Francesco da Paola, immersi in una grande piazza pedonale di fianco al Palazzo di Città. Dopo aver ricaricato d’acqua le borracce alla fontana pubblica e esserci goduti un po’ di fresco nel chiostro del convento ci siamo rimessi in cammino e abbiamo attraversato le bellissime stradine del centro storico: pulite, fresche, con tanti b&b e affittacamere ben tenuti. Siamo passati da piazza Gramsci che una volta ospitava il Castello, i pannelli informativi e le indicazioni digitali accessibili grazie a un qr code, dicono che in realtà si trattava di un palazzo baronale abbattuto subito dopo la seconda guerra mondiale perchè in molte parti pericolo. Abbiamo passeggiato in molti vicoli, davvero caratteristici e puliti. La pulizia che da queste parti sembra essere una regola inderogabile. È bellissimo vedere i residenti, tanti sono giovani, pulire il tratto di strada sotto casa con tanto di scopa, paletta e secchio di acqua recuperata dalle piogge di questi giorni. La chiesa del Carmine, la chiesa di Sant’Antonio Abate, la chiesa di Sant’Antonio di Padova, su via Mizzi, fuori le mura, con di fronte il museo etnografico gestito da un’associazione locale e rientrati nel centro storico percorrendo via Filomarino, tracciata da un percorso di fiori coloratissimi allestiti in siepi verticali che si sfidano per il premio “balconi fioriti”, una simpatica gara tra residenti che gratifica chi mostra la composizione più bella,  abbiamo attraversato lo stretto arco di Conca per tornare in Piazza Gramsci. Una piazza enorme e bianchissima. Le associazioni del territorio insieme al comune gestiscono i due immobili centrali, all’interno ci fanno laboratori. Stamattina c’erano le signore dell’associazione Acli e ci hanno insegnato l’arte dell’uncinetto. Così lo chiamano da queste parti. È una lavorazione tipica del cotone in rocchetti. Una bella esperienza. Ci hanno regalato delle piccole rose realizzate intrecciando il filo di cotone grazie all’uso di uno spillone in metallo che chiamano “crescè”. Quanta bellezza.

Uscendo dalla piazza, abbiamo camminato su via Regina Sforza e si è imposta ai nostri occhi la Chiesa Madre del SS. Salvatore. Ci ha accolti don Tonio, un prete simpatico e accogliente, ci ha fatto fare un giro in chiesa ci ha accompagnati al trono di San Giuseppe, Patrono di Capurso da 300 anni e prima di salutarci ci ha accompagnati ai piedi del campanile a salutare i suoi gattini.

Abbiamo ripreso il cammino diretti alla Chiesa della Madonna del Pozzo, la nostra meta del giorno che in realtà pensavamo unica attrazione del posto, per noi camminatori. Un caffè al volo in un bar di Piazza Umberto I, e percorrendo via Madonna del Pozzo su un ampio marciapiede, siamo arrivati prima alla chiesetta della Madonna delle Grazie, poi al luogo del miracolo di don Domenico Tanzella, segnato da una pietra d’inciampo e poi a un’altra piazza enorme: Piazza Matteotti. Tanti alberi, panchine ben utilizzate dagli uomini e dalle donne del posto, tavolini e dehors ben tenuti dai gestori delle attività di ristorazione, i giardini comunali e una splendida biblioteca alle spalle del centro turistico comunale situato nei pressi del monumento dei caduti. È stato proprio il volontario del punto informativo a consigliarci di visitare la biblioteca intitolata al notaio Giuseppe D’Addosio. E ne è valsa la pena. Anche questa gestita dalle associazioni. Pasquale, il bibliotecario, ci ha parlato della sua bella esperienza qui a Capurso. Lui viene da Cerignola, noi siamo di Lucera. Qui a Capurso i volontari della biblioteca consegnano i libri a domicilio per il prestito con una bicicletta elettrica e il servizio rivolto in particolare agli anziani è totalmente gratuito. C’è una coppia di sposi a fare le foto nei giardini della villa comunale, un matrimonio civile celebrato stamattina sulla terrazza della biblioteca con sullo sfondo la facciata imponente della Basilica della Madonna del Pozzo. 

Prima di entrare nella imponente Basilica della Madonna del Pozzo, ci siamo fermati in un altro spazio enorme, vissuto da tanti ragazzi e ragazze che sono appena usciti da scuola. La bella Piazza Libertà, pulita, con poche macchine parcheggiata e tanti genitori con i figli che la percorrono. C’è la fermata dello ScuolaBus, i bambini che tornano a casa con il PediBus e il BiciBus. Inimmaginabile tutto questo qualche anno fa, quando il nord Europa ci sembrava lontano e facevamo fatica a pensarci “migliori” nell’educazione, nel rispetto dell’ambiente e nel rispetto del luogo che ci ospita. Bella la facciata del teatro comunale. La muratura di colore rosso scuro fa da cornice a una sala di circa 250 posti che ospita l’attività culturale organizzata dalle vicine scuole, dalle associazioni e dal Comune. Bella anche l’Experience che anticipa la visita al Pozzo miracoloso di Santa Maria, all’interno della Sala Frate Sole.

E finalmente entriamo in Basilica. Imponente, bianchissima con il convento e il chiostro interno, bello, bello, bello. Una preghiera in chiesa, la visita dei vari spazi all’interno del chiostro, tra cui un presepe artistico e la “sala dei miracoli”. Abbiamo anche acquistato un ricordino dal negozietto di oggetti sacri, che abbiamo avuto la fortuna di far benedire dal Rettore padre Filippo.

Riprendiamo il percorso e attraversando “il cammino del Pozzo” che collega con un ampio percorso pedonale la Basilica alla Cappella del Pozzo, arriviamo al museo permanente del Carro Trionfale. Una enorme struttura vetrata che ospita il maestoso Carro della Madonna, quello che la sera dell’ultima domenica di agosto percorre le principali strade cittadine con a bordo la banda del posto, delle splendide fanciulle vestite da angeli, il rettore della basilica e i piccoli e le piccole che hanno ricevuto qualche mese prima il sacramento della Comunione. Bella la sala museale, con esposti alcuni pezzi del carro originario, le vecchie ruote, il vecchio timone, molte foto d’epoca. Tutto molto bello. Firmiamo il libro delle presenze e riprendiamo il cammino.

150 metri ci dividono dal pozzo miracoloso della Madonna di Capurso. E su questo posto non voglio scrivere nulla. Perché è un luogo di una forza straordinaria. Un luogo che bisogna vivere, in cui fermarsi e pensare. Siamo usciti dopo 20 minuti. Pensavamo di passare velocemente da Capurso in direzione Rutigliano ma abbiamo deciso di fermarci una notte. Le signore dell’Acli ci hanno detto che in serata, il sagrato della Basilica ospiterà il concerto dei ragazzi e delle ragazze dell’orchestra scolastica di Città. Suoneranno un repertorio dedicato al genio di Ennio Morricone e allo spettacolo sarà presente il capursese Luca Medici. Si, proprio lui, Checco Zalone. Che paese Capurso. Che scoperta. Manco i capursesi si rendono conto di essere parte viva di un immenso tesoro messo su dal tempo e dal lavoro. Un paese da Vivere, da Amare e da Esplorare. Ci torneremo, ad agosto, per la Festa Grande.

L’obiettivo del percorso che oggi stiamo avviando è ben descritto in questa storia frutto di creatività, sì, ma non tanto. C’è tanto di reale. E di queste storie di turismo “mordi e rimordi” e non “mordi e fuggi” noi capursesi abbiamo il dovere di scriverne tante. Con i turisti del Cammino di don Tonino, con il turismo culturale che ci espone come “paese della cultura” in tutta l’area metropolitana, con il turismo eno-gastronomico che ci vede partire da 0, con il turismo sportivo e soprattutto con quello religioso.>>

Ieri un amico mi chiedeva: “ma a fronte del tempo che la gente ti dedicherà in questo percorso, tu cosa hai da offrire in cambio?

Io ho risposto, il raccolto. Nulla di immediato, ma il raccolto sarà la grande ricompensa per la Comunità intera e anche per chi avrà lavorato per renderlo possibile!

Dobbiamo chiederci tutti i giorni cosa possiamo offrire a questo luogo e a questa comunità. Ma serve un cambiamento. Forte. Nella testa. Dare, per raccogliere, nel tempo. Non Dare per Avere. Il Dare per Avere non ci appartiene! Mettiamoci a lavorare!

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