Stamattina in Villa Comunale, abbiamo reso onore al Milite Ignoto. È stata una manifestazione sobria e carica di emozione e “solennità”. Come sempre ad arricchire di significato l’iniziativa sono stati i ragazzi delle nostre scuole, con parole potenti e suoni istituzionali. Viva Capurso, oggi e sempre.

Pubblico il mio discorso di chiusura di questa ricorrenza e ringrazio tutti coloro che ne hanno preso parte.

Il 4 novembre l’Italia ricorda l’Armistizio di Villa Giusti, entrato in vigore il 4 novembre 1918, che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale. In quel 4 novembre terminava la Prima Guerra Mondiale.

Ma in questa giornata, si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi.

Nel 1922, poco dopo la marcia su Roma, la festa cambiò nome in Anniversario della Vittoria, assumendo quindi una denominazione caratterizzata da un forte richiamo alla potenza militare dell’Italia. Ma non è vero, non ci è stata nessuna vittoria. In guerra non si vince mai. Così come non si vince e non si festeggia mai quando si ledono i diritti degli uomini e delle donne di ogni razza ed orientamento politico e sessuale. Cosa vergognosamente fatta qualche giorno fa da alcuni nostri rappresentanti al senato dopo la bocciatura della legge Zan.

Ma questo è un 4 novembre speciale. In occasione del suo centenario, si ricorda il Milite Ignoto, quel soldato senza nome divenuto poi figlio e fratello di tutti noi, che rappresenta uno dei simboli più importanti su cui poggia il concetto di identità nazionale.

Ed è su questo che voglio concentrare l’attenzione. Quando, dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, nel corso del quale avevano perso la vita circa 650.000 militari italiani, il Parlamento l’11 agosto 1921 approvò la legge n.1075, “per la sepoltura in Roma, sull’Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in guerra”.

La Commissione appositamente costituita per la individuazione dei resti mortali di quello che sarebbe diventato il “Milite Ignoto”, compì ogni possibile sforzo affinché non fosse possibile individuare la provenienza “territoriale” del Caduto prescelto, e neppure il reparto o la forza armata di appartenenza. L’unico requisito inderogabile fu quello della sua italianità.

È una madre che ha perso il figlio durante la Prima guerra mondiale a dover scegliere. È lei che deve indicare una, tra undici salme, per farne un simbolo di tutti i caduti in guerra mai identificati. Maria Bergamas, una contadina alla quale era rimasta solo una lettera del figlio Antonio, viene scelta come ‘madre d’Italia’ e la mattina del 28 ottobre 1921, nella cattedrale di Aquileia, si inginocchia davanti a una bara, la decima, decretando così il Milite Ignoto.

La scelta di Maria Bergamas, consentì a tutti gli italiani di identificare una persona cara, in quel militare sconosciuto e ciò avvenne, sin dal passaggio del treno speciale che lo trasportò da Aquileia a Roma e poi, il 4 novembre 1921, nel momento della sua solenne tumulazione presso il sacello dell’Altare della Patria, al Vittoriano.

Il milite ignoto è un simbolo di rinascita dopo un’immensa tragedia e un inaccettabile lutto nazionale. Mi piace l’idea di condividere insieme a tutti voi il pensiero che il suo ricordo possa rappresentare un momento di ripartenza dopo la tragedia della pandemia, che ci ha colpiti all’improvviso, con il dolore, le tante difficoltà e soprattutto con le sue migliaia di vittime.

E allora dobbiamo ripartire con FORZA! Dobbiamo farlo per i caduti per la Libertà, per noi, per i nostri ragazzi e per chi verrà dopo di noi. È nostro dovere farlo! Viva l’Italia, Viva le Forze armate, Viva Capurso!

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